Prosecco
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L'Italia è un Paese pieno di eccellenze nazionali ed il vino è certamente una di queste. Ancor più nello specifico (oltre a piccole grandi eccellenze altisonanti come Franciacorta, Brunello, Barolo ed altre troppo numerose per essere citate singolarmente) c'è il Prosecco che tiene alta la bandiera di quella zona geografica compresa fra il Veneto ed il Friuli Venezia Giulia conosciuta come Triveneto.
La coltura della vite e la produzione del vino nella zona ha radici antiche ma la strada per arrivare al prosecco. Già nel VI secolo San Venanzio Fortunato descriveva Valdobbiadene come “luogo dove germoglia la vite sotto l'alta montagna”e si ricorda negli annali quando mille anni più tardi, al passaggio a Valdobbiadene di Enrico III diretto in Francia per essere incoronato Re, venne fatto sgorgare per un giorno dalla Fontana di Nettuno il vino bianco dei colli, creando una scena che si doveva presentare decisamente cinematografica. E' sempre in questo periodo storico che si prende coscienza della necessità per il prodotto locale del triestino e dintorni di identificarsi rispetto agli altri, come la ribolla coltivata in Istria e a Gorizia; decisero così di identificare la zona di produzione in base a ragioni storiche con il Castello di Prosecco e dando al neonato vino prosecco l'appellativo di successore dell'antico vino Pucinum. Il primo accenno scritto del cambio di denominazione non tardò molto ad arrivare quando nel 1593 l'esploratore inglese Fynes Moryson annotava: “Qui cresce il vino Pucinum, ora chiamato Prosecho, assai celebrato da Plinio”. Ma sarà solo nel 1754 che si avrà la prima testimonianza della parola nella sua forma attuale, nel sonetto Il Roccolo Ditirambo scritto da Valerio Canati.
Col passare del tempo il metodo caratteristico di vinificazione nato nel goriziano si diffuse in zone non italiane grazie alle rotte commerciali della vicina Venezia (al tempo una grande potenza militare ed economica), ad esempio in Dalmazia dove ancora oggi si produce in vino passito dal nome “Prošek”. Curiosamente la zona originaria di Trieste perse interesse verso questo prodotto nel tempo, dove la produzione andò scemando al contrario delle altre zone limitrofe del Triveneto che fecero propria questa conoscenza e fra tutte spicca decisamente l'attuale provincia di Treviso, lo stesso territorio che nel tempo ha sempre creduto e sostenuto questo tipo di coltivazione e prodotto prendendo sempre decisioni all'avanguardia: vengono selezionate viti migliori nel tempo e già nel 1876 viene fondata una scuola apposita per insegnare la coltivazione e la vinificazione, la prima scuola enologica d'Italia. Negli anni '30 viene definita per la prima volta la zona di produzione del prosecco (corrispondente alla odierna denominazione DOCG), nel 1946 viene invece fondata la “confraternita del prosecco” che una ventina di anni più tardi diventerà il primo consorzio della zona Conegliano-Valdobbiadene. Pochi anni più tardi arriva invece la certificazione di zona Prosecco DOC per 15 comuni nei pressi di Valdobbiadene e Conegliano. Il successo del prodotto è sempre stato crescente ed ha visto un forte esordio nel secondo dopoguerra; vista la richiesta globale in molti hanno pensato di produrre dei cloni in zone molto distanti dall'Italia come l'America del Sud o l'Australia. La situazione venne risolta dalle normative internazionali che tutelano il nome del prodotto, era chiaro però che la produzione di allora non poteva sopperire alla crescente domanda ed al successo travolgente: era necessario creare una zona di produzione più vasta ma che non snaturasse il prodotto. Prese il via un lungo iter che vide la sua conclusione definitiva solo nel 2009 trasformando le vecchie zone DOC nelle attuali Prosecco Superiore Conegliano-Valdobbiadene DOCG e Asolo DOCG, mentre grand parte del Triveneto (sono escluse soltanto le province di Rovigo e Verona) venne riconosciuta come zona di produzione Prosecco DOC.
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