Pubblicato: 04/05/2018 17:11:55
Abbiamo cominciato qualche tempo fa un percorso nel mondo della miscelazione, un mondo vasto -per non dire infinito- pieno di colori, profumi e sapori vivaci e ricercati. Molti vengono anche da una storia particolare e curiosa, una di quelle che fa sempre colpo sugli avventori e che fa sempre piacere conoscere per propria cultura personale. Senza contare, poi, che molti cocktail si riprendono fra di loro e andando a scavare scopriamo che alcuni sono nient’altro che la rivisitazione di un drink preesistente a cui è stato cambiato il nome: come nel caso del cocktail Negroni, che nasce dalla rivisitazione dell’omonimo nobile fiorentino del cocktail Americano inventato da Campari a Milano qualche tempo prima.
Uno dei cocktail che gode del maggior numero di rivisitazioni è senza ombra di dubbio lo Spritz, ormai conosciutissimo e super richiesto in tutti i locali. Questa celebre miscela è stata trasformata da un semplice cocktail locale a un prodotto nazionale in seguito ad una massiccia campagna pubblicitaria di Campari che pubblicizzava l’Aperol Spritz ed il suo sapore delicato, agrumato e fresco ne ha decretato poi il successo.
Come è ovvio, in seguito a questo ampio consenso i barman di tutta Italia hanno cominciato a sperimentare delle possibili varianti impiegando prodotti maggiormente disponibili in zona o - ancor meglio - in base ai gusti del pubblico della zona ed è così che nasce l’aperitivo Hugo.
Si tratta di una rivisitazione dello Spritz decisamente particolare ed anomala per certi versi. L'Hugo, anzitutto, è giovane. Nasce infatti in tempi recenti, precisamente nel 2005, ad opera del barman Roland Gruber di Naturno (provincia di Bolzano), scovato dalle riviste Mixology e Der Spiegel intente a ricostruirne la storia e la provenienza.
Hugo infatti si è subito diffuso nel Trentino ed oltre con un discreto successo, e risalirne alla provenienza esatta non è stato così scontato. Oggi è una sorta di marchio globale, un drink di grande successo grazie alle sue qualità: è molto dolce, non troppo alcolico, piace sia al pubblico maschile che a quello femminile. Per chi non ama l'alcol, poi, sono fiorite nel corso degli anni numerose varianti analcoliche. Il motivo è semplice: i fiori di sambuco, uno degli ingredienti base dell'Hugo (insieme al Prosecco), si prestano facilmente alla creazione di gustosi cocktail di ogni tipo, anche senza alcool. Riprodurre il sapore dell'Hugo senza aggiungere l'alcool, dunque, non è così impossibile. E i risultati, in effetti, sono spesso gratificanti.
Anzitutto Hugo è una miscela che non è colorata: solitamente gli spritz Campari o Aperol che siano balzano all’occhio per il loro colore vivace dalle tonalità accese. Hugo invece è praticamente bianco (ricordando un po’ la forma originaria del drink, oggi chiamata “Spritz bianco”, ndr) ed in secondo luogo è decisamente più fruttato e dolce dei suoi simili. Soprattutto questa seconda caratteristica ne ha sancito il successo degli ultimi anni, specialmente nel genere femminile che dimostra un maggiore apprezzamento verso il drink. Oggi Hugo è per tantissime persone di ogni età un sinonimo di aperitivo: e dire che ha soltanto pochi anni di storia alle spalle!
La risposta sta tutta nel suo ingrediente principale: lo sciroppo di fiori di sambuco. Notoriamente quel che il sambuco tocca diventa dolce, basti pensare per esempio alla Sambuca che è notoriamente molto dolce con un tocco piacevolmente speziato. Allo stesso modo, lo sciroppo dei suoi fiori rende più dolce l’aperitivo Hugo e dona una nota fruttata particolare e piacevole.
Da notare che nella ricetta originale al posto di questo ingrediente era stato pensato di utilizzare sciroppo di melissa, ma l’autore ha preferito sostituirlo per semplici ragioni praticità poiché lo sciroppo di sambuco era più semplice da reperire, se volete nulla vieta di utilizzare la melissa e provare così il cocktail nella sua versione originale.
Visto che ne stiamo parlando, possiamo anche dire che, ad onor del vero, la versione che si è maggiormente diffusa e che è maggiormente conosciuta è quella che come ingrediente principale impiega il St. Germain, un liquore francese molto conosciuto in patria che viene realizzato dalla macerazione di - neanche a dirlo - fiori di sambuco! La presenza di questo ingrediente dona certamente uno spessore aggiuntivo al cocktail che per essere meglio identificato viene anche chiamato St. Germain Hugo.
Veniamo allora alla domanda fatidica…
È molto semplice: essendo una variante dello spritz, ti basta sostituire il bitter con lo sciroppo di fiori di sambuco ed il gioco è fatto!
Ricapitoliamo comunque la ricetta per chi si fosse sintonizzato solo ora:
Anzitutto dobbiamo raffreddare il bicchiere, quindi prendiamolo e riempiamolo di cubetti di ghiaccio e con un cucchiaio mescoliamo per 5-6 giri; fatto questo asportiamo il ghiaccio (non dobbiamo mica bere una granita!) tenendo 4-5 cubetti al massimo, inseriamo il prosecco e poi lo sciroppo con un movimento circolare ed infine diamo la spruzzata di seltz. Se ti sembra che non si sia amalgamato a dovere, mescola delicatamente con il cucchiaio inserendo le foglie di menta come guarnizione.
Per rendere più facile il tutto nel nostro catalogo abbiamo creato un pacchetto prodotti per la creazione dell’aperitivo Hugo già pronto, ti basta aggiungerlo al carrello per avere tutto l’occorrente.
E le calorie? Niente paura: non sono eccessive...
Quando si parla di cocktail, gli spettri che aleggiano sono fondamentalmente due. Il primo è il livello di alcolicità: se un drink risulta troppo "carico", può essere scartato a priori per innumerevoli motivi, il primo dei quali consiste nella volontà di chi beve di non perdere la patente. Ma anche, molto più prosaicamente, di ubriacarsi troppo velocemente. Di solito, poi, l'aperitivo è particolarmente gradito quando è leggero: il suo compito è di accompagnare alla cena, e viene solitamente affrontato a stomaco vuoto o quasi, poiché in quasi tutti i bar d'Italia ormai vengono forniti stuzzichini o buffet che vanno ad accompagnare la bevuta. In tal senso, l'Hugo non risulta particolarmente alcolico, anzi potremmo definirlo più moderato rispetto a un classico Spritz o, a maggior ragione, rispetto a un Negroni o a un Americano.
Il secondo "spettro" di cui accennavamo, poi, è quello delle calorie: un valore particolarmente importante per un cocktail che, come si diceva, è apprezzato soprattutto dal pubblico femminile. Anche in questo caso mi sento di poter rassicurare sia i lettori che le lettrici: l'Hugo non è eccessivamente calorico. A maggior ragione se lo confrontiamo con altri drink serviti per aperitivo. Ma concentriamoci sull'oggetto del nostro articolo. Viene stimato che un Hugo realizzato a regola d'arte fornisce un apporto stimato di circa 165 calorie. Per smaltirle, possiamo scegliere tra venticinque minuti di bicicletta, sedici minuti di corsa o persino un'ora di pulizie casalinghe. Niente di rilevante, insomma, a maggior ragione se ci si reca all'aperitivo camminando o correndo: in tal caso, basterebbe una piccola passeggiata o una sgambata in bicicletta per togliersi il pensiero di questo più che veniale peccato. Perché sì, diciamocelo: la vita va vissuta, e un aperitivo in compagnia delle persone più care può risollevare ogni giornata, anche quelle più complicate. Magari con un Hugo da sorseggiare, perché no?