Pubblicato: 24/10/2017 17:26:39
Proseguiamo l'esplorazione nel mondo dei liquori, dove esploriamo e presentiamo le varie tipologie di prodotto spiegando come vengono realizzati. Si scoprono così diverse curiosità su questo modo ed inoltre capire il lavoro che sta dietro ad una bottiglia è sempre affascinante.
Oggi prendiamo in esame il gin.
Da dove viene il gin? Domanda apparentemente semplice, tutti sanno che ilgin è un noto prodotto inglese… Invece no, è un prodotto di chiara origine olandese e solo successivamente è stato importato e naturalizzato inglese.
L’invenzione risale al 1658 ad opera del farmacista De La Boe (o almeno è colui che portò la ricetta ad uno stadio molto vicino al gin oggi conosciuto) che cercava un rimedio per disturbi digestivi e per il funzionamento dei reni. Concentrò i suoi studi su diverse erbe, distillazioni ed essenze arrivando ad un distillato di frumento ed orzo con l’aggiunta di vari ingredienti fra cui principalmente il ginepro: chiamò questo prodotto “Jenever”.
I suoi clienti ideali erano i ricchi mercanti olandesi che soffrivano spesso di reumatismi e gotte, non a caso il ginepro è conosciuto per le sue proprietà diuretiche e De La Boe sperava di poterlo utilizzare per aiutare il sangue dei ricchi clienti a far fluire le impurità. E’ un pensiero che oggi fa venire da sorridere, ma bisogna pensare che la medicina moderna fatta di prove scientifiche sarebbe intervenuta solo molto tempo dopo.
La potente flotta mercantile olandese portò il Jenever in nuove terra ed in particolare gli inglesi dimostrarono un interesse spiccato. Pur essendo l’Inghilterra patria di whisky, il gin aveva un gusto decisamente più morbido ed un costo di produzione (e di vendita) inferiore: i soldati lo consumavano regolarmente con il nome ironico ed entusiastico di “coraggio olandese”.
La capacità produttiva olandese si dimostrò ben presto non in grado di sostenere la richiesta tanto che il prodotto appena distillato veniva subito imbarcato sulle navi mercantili senza farlo riposare, gli inglesi avviarono allora delle proprie attività di distillazione nei porti dove procurarsi gli ingredienti era più semplice. Inizialmente imitarono completamente il prodotto olandese, ma con il tempo si spostarono prima su una versione più aromatica e meno pungente battezzata “Old Tom gin” e successivamente una versione più secca chiamata “London Dry gin”.
Questa immensa diffusione, la grande e costante richiesta e la mancanza di una qualsiasi regolamentazione portò all’abbassamento della qualità del gin senza troppi riguardi, ma l’esplosione definita arrivò quando il sovrano Gulielmo d’Orange di origine olandese favorì la diffusione del gin dichiarando guerra coganc dei nemici francesi, prodotto largamente consumato dalla nobiltà dell’epoca, e per favorire la produzione interna applicò dei costi aggiuntivi al gin importato.
Nacquero distillerie in ogni dove con attrezzature più o meno improvvisate, inoltre la facile reperibilità della materia prima ed il basso costo di produzione spinse molti privati cittadini a distillare il prodotto in casa senza troppi riguardi per il taglio di testa e coda della distillazione (che ricordiamo sono addirittura nocive se ingerite), il gin arrivò a costare pochissimo tanto da essere consumato a qualsiasi ora del giorno per lenire la fame, una situazione di alcolismo dilagante diffusa in modo preoccupante anche fra minori e donne in gravidanza.
Per riprendersi ci vollero anni con applicazione di nuove tasse, normative e regolamentazioni del prodotto.
Come si produce il gin? Dopo tutto questo preambolo storico su cui ci sarebbe veramente molto altro da dire ma lo spazio è tiranno, vediamo come si produce il gin.
Come sempre in questo genere di articoli prendiamo in esame il processo alla base del prodotto, poiché negli anni sono stati introdotti nuovi sistemi di distillazione; il gin in particolare ha giovato parecchio dell’introduzione degli alambicchi a colonna.
Si parte da orzo e frumento i quali vengono fatti fermentare fino al punto giusto, si procede poi ad una prima distillazione dove viene ricavata una forma di alcol etilico. Viene aggiunto in macerazione una miscela di erbe, spezie e bacche: la ricetta è estremamente variabile a seconda della volontà del produttore, ma non possono mancare le bacche di ginepro che infondono quel particolare e chiaro sentore del gin.
Ultimata questa fase il prodotto viene nuovamente distillato, tagliando per una seconda volta testa e coda, ottenendo così il gin che analogamente alla grappa può essere venduto e consumato giovane oppure messo ad affinare in botte di legno per comporre nuovi profumi e sensazioni.
Il nome di qualche gin? Oggi esistono molte varietà di gin provenienti da molte nazionalità differenti. Nel nostro catalogo c’è una predominanza inglese: i London Dry Gin la fanno da padrone, per esempio Beefeater, Bosford, Sodil, Gordon’s e Larios sono tutti London Dry e fra i più economici, ma ci sono anche prodotti appartenenti al segmento premium come Bulldog, Tanqueray e Bombay Sapphire.
Nel nostro catalogo purtroppo al momento non sono presenti gin Old Tom per problemi di disponibilità, ma come gin inglesi appartenenti ad altre categorie a se stanti abbiamo Hendrick’s e Tanqueray Ten.
Infine la presenza del gin Monkey 47 e Gin Mare ci fanno uscire dai confini inglesi: il primo proviene dalla svizzera, il secondo dalla Spagna.
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