Pubblicato: 15/07/2017 17:06:37
Come ben sappiamo dagli articoli precedenti il vino si può dividere in diverse categorie grazie a tutte le caratteristiche che possono contraddistinguere un prodotto, una di queste è se il vino bianco che abbiamo di fronte è dolce o secco.
Quale preferite dei due?
Non temete, ammetto che la domanda sopra l’ho scritta lì per mettervi in difficoltà. In realtà non c’è ovviamente una risposta giusta se non il “dipende”. Dipende perché le situazioni non sono tutte uguali: potrebbero anche piacerci i vini dai sentori piuttosto dolci e fruttati, ma anche il miglior vino dolce non accompagna di certo un buon e saporito arrosto giusto per fare un esempio.
Ma come possiamo distinguere un vino dolce o secco prima dell’assaggio? Molte volte infatti non troviamo indicazioni particolarmente esplicite a tale proposito, spesso si fa affidamento sulla fama del vino e che il pubblico è già consapevole di quello che va ad acquistare.
Ne è un esempio il Moscato d’Asti che è un famoso vino dolce dai sentori fruttati, perfetto per accompagnare il dessert, ma difficilmente sull’etichetta si trovano indicazioni esplicite ad indicare che si tratta di un vino fruttato. Al contrario i produttori danno per scontato che sia una fase di marketing differente e precedente, che a quel punto il consumatore sappia già cosa prendere. Cosa accade però se ci troviamo da soli davanti alla scaffalatura di un’enoteca ben fornita? Restiamo ovviamente spaesati davanti alla scelta e per evitare di sbagliare aspettiamo di essere serviti dal gentile consulente di turno.
Fare un elenco completo di tutti i vini bianchi dolci e secchi ci risulta difficile, ma possiamo darvi delle buone indicazioni generiche da usare come bussola.
Anzitutto possiamo dire come accennato poco prima che nell’ordine dei vini bianchi fermi bisogna basarsi principalmente sul vitigno: allargando un po’ la cerchia ed includendo i vini mossi, possiamo dire che tutti i moscati ed i malvasia hanno note particolarmente aromatiche e dolci e sono famosi per questo; la loro dolcezza viene ottenuta bloccando al momento giusto la fermentazione, così che i batteri del lievito non abbiano modo di consumare tutto lo zucchero presente nel mosto facendo risultare un vino dal basso volume alcolico e dolce. Un altro vino bianco fermo dolce è lo Zibibbo, vino rinomato e conosciuto in tutto il mondo.
Tutti gli altri possiamo dire abbastanza tranquillamente che si annoverano nella categoria dei secchi.
Discorso molto diverso invece per gli spumanti che ci vengono molto di più in soccorso. Tutti avranno certamente notato quelle definizioni riportate sulle etichette quali “extra dry”, “brut” ed altre ancora. E’ un argomento che qui sul nostro blog ogni tanto torna alle luci della ribalta, si tratta infatti del residuo zuccherino: negli spumanti viene aggiunta una data quantità di sciroppo di glucosio (o più comunemente chiamato zucchero in forma liquida) sapientemente dosata, ottenendo così un vino secco o dolce. Ovviamente non sono valori messi a caso, ma fanno parte di una classifica ben precisa che può aiutarci a distinguere subito un vino dolce da uno secco, vediamola:
Per ricapitolare possiamo dire che la categoria dei brut è uno spartiacque dove il vino spumante con valori di zucchero aggiunto pari o inferiori si possono definire secchi, mentre con valori superiori il vino è considerato dolce. Un po’ tutti i produttori di vino bianco italiano utilizzano fedelmente questa scala di valori, possiamo prenderla quindi come affidabile.
Questa scala offre una grande varietà di personalizzazione dei gusti, potendo scegliere non solo fra un prodotto del tutto secco o del tutto dolce, ma potendo trovare il grado di dolcezza e morbidezza che più incontra il nostro palato.
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